{"id":41,"date":"2012-11-30T21:56:48","date_gmt":"2012-11-30T20:56:48","guid":{"rendered":"https:\/\/www.assassinscollection.it\/?p=41"},"modified":"2021-04-15T16:01:08","modified_gmt":"2021-04-15T14:01:08","slug":"nizariti-la-setta-degli-assassini","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.assassinscollection.it\/blog\/nizariti-la-setta-degli-assassini","title":{"rendered":"Nizariti: la setta degli assassini"},"content":{"rendered":"

Tempo di Lettura: 14 minuti <\/p>

Nizariti: la setta degli assassini<\/strong><\/p>\n

Nizariti: la setta degli assassini erano una trib\u00f9 sciita della persia orientale. Formatasi gi\u00e0 dal VII secolo fu in attivit\u00e0 per tutto il medioevo, ma ebbe il suo periodo migliore dal 1094 alla morte del califfo fatimida del Cairo Al-Mustansir bi-llah, si apr\u00ec una guerra tra i due figli Nizar e Mustali per la successione. La setta si schier\u00f2 con Nizar, ma i partigiani di quest\u2019ultimo furono sconfitti in Egitto da qui il termine Nizariti dopo lo scisma che divise la setta in due fazioni: una minoritaria, di stampo sciita che si ispirava alla corrente politica che discendeva da Ali, genero di Maometto, l\u2019altra, ismailita che si considerava a sua volta l\u2019unica vera depositaria degli insegnamenti del profeta, e venerava come settimo profeta Ismail, un teologo vissuto nell\u2019VIII secolo. All\u2019interno degli ismailiti si costitu\u00ec una setta intransigente e fanatica i cui membri, i “Fidawi”, erano noti col nome di \u201cAssassini\u201d sotto la guida di Hasan ibn al-Sabbah detto \u201cSheikh-el-Jebel\u201d (ovvero \u201cvecchio della montagna\u201d), figlio d\u2019un mercante persiano ebbe un\u2019idea geniale per la setta, fu quella di dotarla di rifugi assolutamente inviolabili; il pi\u00f9 famoso era il Nido dell\u2019Aquila, ad Alamuth, una piccola citt\u00e0 arroccata su una montagna tra Teheran e il mar Caspio assolutamente inespugnabile. La leggenda vuole che Hasan ibn al-Sabbah, giovane, travestito da mendicante si rec\u00f2 dal re chiedendo di poter acquistare il suo castello. Il re ironicamente rispose di si, poich\u00e9 non credeva che il “mendicante” disponesse della somma, ma tolto il camuffamento egli divenne proprietario a tutti gli effetti della fortezza. Da l\u00ec inizi\u00f2 la sua opera di reclutamento.<\/p>\n

Non era l\u2019unico rifugio della setta, ne esistevano altri della stesa natura dove formavano culturalmente e \u201cprofessionalmente\u201d gl\u2019assassini. Molto presto Hasan dispose di un gran numero di seguaci totalmente fedele a lui e dotati di una ferocia inaudita. La fama della setta si sparse immediatamente per il medio oriente; una serie di omicidi riusciti accrebbe il terrore e il rispetto, che ben presto arrivarono a minacciare gli interessi cristiani in Terrasanta.
\nI tentativi di assaltare la rocca principale si risolsero in un fallimento; in particolare ci fu un califfo che rinunci\u00f2 ad ogni velleit\u00e0 il giorno che si trov\u00f2, sotto il cuscino, un pugnale della setta, segno inequivocabile della presenza, tra la corte dello stesso, di adepti della stessa.<\/p>\n

Il vecchio e i suoi assassini non vanno per\u00f2 considerati come dei volgari killer prezzolati; apprendono molte lingue come il latino, il greco, il provenzale, il saraceno e tante altre ancora e, come detto all\u2019inizio, era fortissima la connotazione religiosa, ed era sicuramente la molla principale che muoveva le loro azioni.
\nIl vecchio della montagna non inseguiva il successo personale o la ricchezza; il denaro che la setta otteneva per i suoi servigi, spesso anche solo come \u201ctangente\u201d per evitare guai maggiori, era utilizzato dalla stessa per indottrinamento e per le spese di mantenimento del piccolo esercito che lo componeva. Ben presto il raggio d\u2019azione si allarg\u00f2; ne fece le spese, per esempio, Corrado di Monferrato, re di Gerusalemme,che fu ucciso da due sicari.<\/p>\n

USI E COSTUMI DELLA SETTA<\/strong><\/p>\n

I costumi degli assassini ritratti in un raro libro scampato allo sterminio testimoniano che vi era un culto e delle gerarchie fra gli assassini. Gl\u2019iniziati potevano salire la scala gerarchica solo addestrandosi e lo studio assiduo degli Shura maomettani, opportunamente estremizzati da Hasan. La gerarchia era cos\u00ec costituita: al grado pi\u00f9 basso il Fedele, al quale venivano affibbiate le missioni pi\u00f9 pericolose e spericolate, e assuefatti dalla dipendenza da stupefacenti obbedivano ciecamente agli ordini gettandosi nelle imprese pi\u00f9 ardite che portavano a compimento in luoghi affollati o in pubblico, arrivando al sacrificio estremo della propria vita. Poi i Laici, i Compagni e infine i Maestri (Giovani e Anziani) stretti collaboratori dell’unico Sommo Maestro. Il colore dell’abito di un assassino era in bianco ed in rosso, bianco che simboleggia la purezza, ed il rosso il sangue. I colori simboleggiano il coraggio (bianco) ed invincibilit\u00e0 (rosso). Sebbene questi fossero musulmani, la loro dottrina presentava notevoli varianti poich\u00e9 i reclutati potevano cibarsi di carne di maiale (cibo proibito per ogni islamico), inoltre praticavano incestuose e perverse orge , dove la presenza di madri e sorelle era una normalit\u00e0.<\/p>\n

Forse la miglior descrizione delle pratiche di questa setta ce la fornisce Marco Polo nel suo diario con queste parole:<\/p>\n

“Lo Veglio (…) aveva fatto fare tra due montagne in una valle lo pi\u00f9 bello giardino e \u2018l pi\u00f9 grande del mondo; quivi avea tutti i frutti e li pi\u00f9 belli palagi del mondo, tutti dipinti ad oro e a bestie e a uccelli. Quivi era condotti: per tale veniva acqua, e per tale vino. Quivi era donzelli e donzelle, gli pi\u00f9 belli del mondo e che meglio sapevano cantare e sonare e ballare ; e faceva credere lo Veglio a costoro che quello era lo paradiso. E per ci\u00f2 il fece, perch\u00e9 Maometto disse che chi andasse in paradiso avrebbe di belle femmine quante ne volesse, e quivi troverebbe fiumi di latte e di miele e di vino; e perci\u00f2 lo fece simile a quello che avea detto Maometto. E gli saracini di quella contrada credevano veramente che quello fosse il paradiso; e in questo giardino non entrava se no\u2019 colui che voleva fare assassino”.
\n<\/em><\/p>\n

“All\u2019entrata del giardino avea un castello s\u00ec forte che non temeva niuno uomo del mondo. Lo Veglio teneva in sua corte tutti giovani di dodici anni, li quali li paressono da diventare prodi uomeni. Quando lo Veglio ne faceva mettere nel giardino, a quattro, a dieci, a venti, egli faceva loro dare bere oppio, e quegli dormivano bene tre d\u00ec; e facevagli portare nel giardino, e al tempo gli faceva isvegliare. Quando li giovani si svegliavano, egli si trovavano l\u00e0 entro e vedevano tutte queste cose, veramente si credevano essere in paradiso. E queste donzelle sempre istavano con loro con canti e in grandi sollazzi; donde egli aveano s\u00ec quel che voleano, che mai per lo volere si sarebbero partiti da quel giardino. Il Veglio tiene bella corte e ricca, e fa credere a quegli di quella montagna che cos\u00ec sia com\u2019io v\u2019ho detto. E quando ne vuole mandare niuno di quelli giovani in niuno luogo, li fa loro dare beveraggio che dormono, e fagli recare fuori del giardino in sul suo palagio. Quando coloro si svegliano, trovansi quivi, molto si maravigliano, e sono tristi che si truovano fuori del paradiso. Egli se ne vanno incontamente dinanzi al Veglio, credendo che sia un gran profeta, e inginocchiansi. Egli li domanda: “Onde venite ?” Rispondono: “Dal paradiso” e contagli quello che v\u2019hanno veduto entro, e hanno gran voglia di tornarvi. E quando il Veglio vuole fare uccidere alcuna persona, egli fa torre quello lo quale sia pi\u00f9 vigoroso e fagli uccidere cui egli vuole; e coloro lo fanno volentieri, per tornare in paradiso. (…) In questa maniera non campa niuno uomo dinanzi al Veglio della Montagna, a cui egli lo vuole fare; e s\u00ec vi dico che pi\u00f9 re li fanno tributo per quella paura”.<\/em><\/p>\n

Nella loro azione non mancava inoltre un certo carattere di ritualit\u00e0, dato che tutte le loro vittime perirono trafitte da coltelli, mentre non fu mai fatto uso di veleni o di armi a distanza. L\u2019omicidio si connotava quindi anche come un atto sacrificale. Antichi culti di morte trovavano quindi nuova vita all\u2019interno dell\u2019Islam e l\u2019omicidio diventava non solo atto dovuto di devozione, ma un\u2019azione sacrale, capace di santificare chi se ne macchiava le mani. Racconta il cronista Guglielmo di Tiro:“Immediatamente chiunque abbia ricevuto l\u2019incarico inizia a sua missione senza pensare alle conseguenze che potrebbero ricadere su di lui o senza preparasi una via di fuga”<\/em>. Per gli adepti, infatti, il conseguimento dell\u2019impunit\u00e0 non aveva alcun senso. Una volta catturati, avrebbero sopportato qualsiasi pena, convinti dell\u2019eroicit\u00e0 del proprio martirio. Sotto il comando di Hassan ben Sabbah gli elenchi ismaeliti ricordano circa cinquanta omicidi, finalizzati a colpire alte personalit\u00e0 avversarie ed a creare un clima di terrore. Nessuno, per quanto ben protetto e ritirato, appariva immune dai loro colpi, dato che determinazione e capacit\u00e0 di dissimulazione permettevano ai sicari di avvicinare qualsiasi obiettivo. L\u2019atmosfera instaurata da questi ripetuti atti di violenza \u00e8 ben descritta da un cronista arabo che afferma: “Nessun comandante o funzionario osava lasciare la propria casa senza scorta. Sotto i vestiti portavano corazze ed il visir indossava una cotta. Per il timore di essere assaliti gli alti funzionari del sultano chiesero il permesso di poter portare le armi in sua presenza ed egli glielo accord\u00f2”<\/em>.<\/p>\n

LA STORIA<\/strong><\/p>\n

Nel 1090 Hasan stabil\u00ec il suo quartier generale nonch\u00e9 residenza a Khorasan nell’inespugnabile cittadella di AlamutH in Persia, il Nido d’Aquila, a 1800 metri d’altezza sul mare. Il primo assassinato fu il gran visir Nizam al-Mulk nel 1092, la cui abilit\u00e0 di stratega e di statista era stata importante per la dinastia selgiuchida in Iran. I selgiuchidi tentarono varie volte di sottomettere Hasan ma senza successo. Era davvero una mina vagante nel mondo mussulmano.
\nSuccessivamente alcune sette di Assassini si spostarono in Siria, anche appoggiate da Ridwan di Aleppo, che, sia forse per essersi convertito alle dottrine, sia perch\u00e9 non aveva molta simpatia per i suoi cugini selgiuchidi gli aveva concesso protezione e appoggio; il capo si chiamava Abu Tashir, ed era un orefice siriano che ebbe un’influenza su Ridwan.
\nTancredi di Antiochia, affascinato dalle dottrine oppure pervia della sua amicizia con Ridwan si avvicin\u00f2 alla setta.
\nNel 1103 ebbe esecuzione la loro prima impresa in Siria con l’omicidio dell’emiro di Homs, Janah ed-Daula. Nel 1106 trucidarono l’emiro di Apamea, Khalaf ibn Mulaib, ma soltanto i franchi di Antiochia ne potevano trarre giovamento da questa morte. In seguito anche il capo dell’esercito ad Aleppo cadde sotto il pugnale degli Assassini.
\nNel 1124 muore Hasan, i successori mantennero la politica del primo Sommo Maestro, fino ad Hasan II che nel 1165 decise di rinnegare l’Islam per creare una nuova religione solo a vantaggio degli Assassini. Fu un cataclisma.
\nHasan II venne ucciso in un complotto e il gruppo si scisse in due gruppi, gli Assassini Persiani e quelli Siriani, quest’ultimi governati da Sinan ibn Salman ibn Muhammad, uomo geniale e allo stesso tempo infido, che ebbe a confronto due avversari altrettanto scaltri: i Crociati e Saladino.
\nSi racconta che anche il Saladino fu terrorizzato dalla potenza politica e dalla facilit\u00e0 nell’uccidere chiunque, come \u00e8 testimoniato in queste parole tramandate da un cronista mussulmano:
\n“Mio fratello (…) mi narr\u00f2 che Sinan invi\u00f2 un messaggero al Saladino (…), ordinandogli di consegnare un messaggio in privato. Il Saladino lo fece perquisire e, quando fu sicuro che non costituisse un pericolo, conged\u00f2 i presenti facendo restare solo poche persone e gli chiese di dargli il messaggio. Ma egli disse : “Il mio maestro mi ha ordinato di non consegnartelo (se non in privato)”<\/em>. Il Saladino allora allontan\u00f2 tutti i congregati tranne due mamelucchi (schiavi non mussulmani specialmente uzbeki, turkmeni, kazaki ecc\u2026 impiegati per lo pi\u00f9 nell\u2019esercito N.D.R..), e disse : “Consegnami il tuo messaggio”<\/em>, ed egli replic\u00f2 :“Mi \u00e8 stato ordinato di dartelo solo in privato”<\/em>, e il Saladino disse :“Questi due non mi lasceranno. Se vuoi, dammi il tuo messaggio, altrimenti vattene”<\/em>. Egli disse: “Perch\u00e9 non hai allontanato questi due come hai allontanato gli altri ?”<\/em>. Il Saladino rispose : “Li considero come se fossero i miei figli, io e loro siamo una cosa sola”<\/em>. Allora il messaggero si rivolse ai due mamelucchi e disse: “Se vi ordinassi nel nome del mio signore di uccidere questo sultano, voi lo fareste?”<\/em>. Essi risposero di s\u00ec e sfoderarono le loro spade, dicendo:“Ordina ci\u00f2 che desideri”<\/em>. Il sultano Saladino (…) era ammutolito, e il messaggero se ne and\u00f2, portando i due con s\u00e9.
\nDopo questi fatti, afferma sempre il cronista, Saladino decise di concludere la pace con gli Assassini, ma la setta avrebbe ben presto trovato nuovi antagonisti: nel 1152, infatti, un capo franco, il conte di Tripoli Raimondo II, cadeva sotto i loro colpi. Era la prima vittima cristiana ricordata dagli Ismaeliti.
\nL\u2019atto pi\u00f9 eclatante contro gli occidentali doveva tuttavia essere l\u2019uccisione di Corrado di Monferrato, re di Gerusalemme. Dopo la caduta della Citt\u00e0 Santa in mano di Saladino, il principe italiano, appena arrivato in Palestina, aveva saputo organizzare eroicamente la difesa di Tiro, ottenendo in seguito anche la corona del regno. Una sera, mentre faceva ritorno al palazzo reale, venne avvicinato da due uomini e, mentre uno fingeva di consegnargli una lettera, il secondo lo pugnal\u00f2. I sicari erano conosciuti a corte ed avevano precedentemente finto di convertirsi al Cristianesimo. Immediatamente catturati, essi affermarono di aver agito su commissione di Riccardo I Cuor di Leone, re d\u2019Inghilterra ed in quel momento in Terra Santa come crociato. In effetti tra Corrado ed il Plantageneto c\u2019erano stati molti e gravi dissapori circa la conduzione della crociata, tuttavia pare che il Vecchio della Montagna agisse in questo caso per eliminare un pericoloso nemico, riuscendo inoltre a seminare discordia nel campo cristiano. Resta il fatto che gli Assassini avevano nuovamente colpito con sagacia e sprezzo del pericolo, uccidendo il sovrano stesso di Gerusalemme.
\nL\u2019uccisione di Corrado fu in realt\u00e0 l\u2019ultima mossa di Sinan: di l\u00ec a poco il terribile Vecchio moriva, ma la sua eredit\u00e0 non sarebbe andata perduta. Gli omicidi infatti continuarono e furono soprattutto cristiani a cadere. Raimondo, figlio di Boemondo IV di Antiochia, fu assalito in una chiesa di Tortosa ed il cronista Joinville racconta addirittura che emissari della setta chiesero a Luigi IX il Santo, re di Francia e due volte crociato, un tributo come gi\u00e0 pagavano “l\u2019imperatore di Germania, il re d\u2019Ungheria, il sultano di Babilonia ed altri, perch\u00e9 sanno bene che possono vivere solo nella misura in cui egli (il loro capo) lo vuole”<\/em>.
\nDurante il XIII secolo, tuttavia , il potere della setta in Siria andava lentamente declinando ed il colpo di grazia le sarebbe stato inferto dall\u2019invasione mongola e dall\u2019assalto del sultano mamelucco d\u2019Egitto Baybars. Alcune fonti affermano che egli si sarebbe valso dei loro servigi. L\u2019attentato ad Edoardo d\u2019Inghilterra e l\u2019uccisione di Filippo di Monfort a Tiro nel 1270 sarebbero state portate a termine su sua commissione. In realt\u00e0, in questo periodo non si pu\u00f2 affermare con certezza che alcun omicidio fosse compiuto dagli Assassini. Nel secolo seguente, infine, l\u2019Ismaelismo avrebbe perso gran parte dei propri adepti e la sua influenza politica si sarebbe fattaquasi irrilevante. Tuttavia, nella storia gli Assassini avevano lasciato in ricordo della loro fede una lunga scia di sangue, mentre il loro nome ancora oggi \u00e8 indissolubilmente legato al pi\u00f9 antico crimine mai compiuto dall\u2019uomo.<\/p>\n